Attraversando il Mercurion da Castel di S.Noceto a Castel Brancato
Un viaggio nella storia, sulle tracce dei Monaci Basiliani
La Calabria non smette mai di stupirmi. Oggi decidiamo di fare un viaggio a ritroso nei secoli. In particolare ritorniamo al secolo XI quando i territori compresi fra Aieta, Castelluccio Inferiore, Castelluccio Superiore, Episcopia, Laino Borgo, Laino Castello, Latronico, Mormanno, Noepoli, Orsomarso, Papasidero, Rotonda, Tortora, Scalea e Viggianello costituivano il Mercurion! Si trattava di un vero e proprio centro culturale la cui base era costituita dal lavoro dei Monaci Basiliani arrivati qui spinti dalla crisi iconoclasta.
Il Mercurion doveva essere un enorme calderone dentro il quale ribolliva un grande fermento culturale dovuto alla presenza di questi sapienti monaci, ma anche una grande concentrazione militare ed una discreta produzione agricola. Qui i terreni dovevano essere ampiamente coltivati, le vette sorvegliate, i monaci dovevano svolgere le loro attività in equilibrio con la vita politica e militare dei luoghi. Qui nasceva il pensiero di Fantino il giovane, Nicodemo da Cirò, Zaccaria del Mercurion, Saba del Mercurion, Luca di Demenna o d'Armento, Macario abate e, probabilmente il più importante, Nilo da Rossano.
E' in questo contesto che la valle dell'Argentino appena sopra il paese di Orsomarso si dota di almeno due fortificazioni: Castel Brancato e Castel Noceto dedite a sorvegliare i transiti di questi luoghi così importanti sia economicamente sia culturalmente.
Lo scopo della giornata è dunque visitare la cima di Castel Noceto dove ci attendiamo di trovare i ruderi delle antiche fortificazioni. Il punto di partenza è come sempre il paese di Orsomarso, l'avvicinamento sarà come sempre in bicicletta fino al rifugio di Povera Mosca. Qui recentemente il traffico veicolare è stato interdetto eccetto per i clienti del rifugio e noi siamo ben lieti di fare i primi 4 o 5 kilometri in bicicletta godendo dell'aria fresca del mattino e del fascino dei luoghi.
Giungiamo dunque al rifugio di Povera Mosca dove lasciamo le bici. Il sentiero che ci porterà al valico di Castel Noceto parte proprio a due passi dal rifugio con una brevissima salita. Attraversiamo dunque i Milari e giungiamo in breve al valico di Castel Noceto, segnalato con apposito cartello.
Il sentiero per salire in vetta è piuttosto labile, e non è segnalato. Parte proprio dal valico inerpicandosi da prima ripidamente ma sempre su terreno sufficientemente comodo. Man mano che si sale diventa sempre più aereo fino a diventare una traccetta davvero esile sul filo di cresta. Il sentiero non è mai realmente 'esposto' ma ci si rende conto abbastanza rapidamente che non ci si può distrarre, poiché le conseguenze di uno scivolone non controllato potrebbero far variare la propria posizione quel tanto che basta per fare diventare il sentiero piuttosto pericoloso.
Saliamo comunque con una certa rapidità, facendo attenzione a non perdere l'esile traccia nella vegetazione, in fondo si tratta di poche centinaia di metri. Arrivati in cima, delle fortificazioni ci sembra non ci sia ombra, in compenso il panorama è magnifico e si apre su Castel Brancato poco più sopra, su delle strane e affilate rupi che delimitano le coste di Sammacoso, sulla valle dell'Argentino, sul Fellaro e dall'altro lato fino al mare.
Solo scendendo ci rendiamo conto che in realtà abbiamo camminato proprio sopra i resti delle antiche fortificazioni. Sono talmente coperte dalla vegetazione che pure le possenti mura non si individuano immediatamente. Quelli che sembrano dei piccoli muretti a secco si rivelano a noi piano come possenti mura. Una vasca di raccolta delle acque poco sotto la sommità è probabilmente il luogo più facilmente riconoscibile.
In ogni caso abbandoniamo Castel Noceto e torniamo di nuovo indietro in direzione Povera Mosca. Giungiamo così ad un trivio dove si dipana un sentiero alla nostra destra. Iniziamo a risalire il sentiero in direzione Castel Brancato. Ancora una volta rimaniamo ammirati di come questo sentiero millenario salga in maniera del tutto logica facendoci coprire un dislivello di circa 500 metri in un'ora e mezza di cammino senza mai affaticarci, senza mai salire troppo rapidamente, senza mai interrompersi. E' un sentiero facile da seguire, pulito ed evidente che ci porta in breve al bivio di Masseti. Da qui in 10 minuti siamo in vetta a Castel Brancato. Di nuovo qui il panorama si fa imponente, osserviamo la Salviosa, Conte Orlando, il Palanuda , le Falaschere, Corno Mozzo il mare, e sotto di noi di nuovo Castel Noceto.
Soprattutto il nostro occhio cade sulle rupi che delimitano Sammacoso. Queste crestine affilate meritano una visita! Ma per oggi siamo soddisfatti così e ci riproponiamo di tornare in questi luoghi così ricchi di storia. Posti così intensamente vissuti, che pure oggi appaiono incredibilmente selfaggi e con ancora così tanto da esplorare e comprendere!