Da Povera Mosca alla cascata di Fauzofili

La valle dell'Argentino in uno dei luoghi con la maggiore Wilderness d'Italia

La Valle dell'Argentino! Quella di oggi non è un'escursione, è un viaggio nella natura intatta e primordiale. Ogni volta che metto i piedi in questa valle avverto la storia, quella più recente della seconda metà del 900 e quella più antica e primitiva che fa di questa valle un luogo dove ritrovare la vera essenza della natura. 

Qui puoi sentire tutta la forza del vento, dell'acqua, delle alte rupi che sovrastano questi luoghi. Oggi dunque ci apprestiamo a tornare in uno dei miei posti del cuore in uno di quei luoghi dove percepisco di nuovo l'essenza delle cose, dove capisco cosa è futile e cosa non lo è.

Questi sono i sentieri percorsi nell'immediato dopo guerra dagli operai della Rueping per la raccolta del legname, questi sono i sentieri dell'antica via del Sale. Quella via che portava il Sale dal mare ai paesi nelle montagne. Qui si respira la storia, si sentono ancora le voci della fatica, si vedono operai in bianco e nero trasportare i grossi tronchi necessari a costruire e ricostruire un'Italia appena uscita dalla guerra.

Ma non voglio dilungarmi nel descrivere le emozioni che pure questa valle mi provoca così forte. E' tempo di parlare del nostro percorso di oggi.

Partiamo dunque dal paesino di Orsomarso, verso il rifugio di Povera Mosca. La strada che porta al rifugio è accessibile, da quest'anno, in auto solo per i clienti del rifugio e direi anche per fortuna, perché così si limita l'accesso alla valle e la si protegge. Noi non saremo clienti del rifugio, non pensiamo di mangiare e/o soggiornare presso la struttura, siamo solo in due e il nostro obiettivo di oggi non è fermarci a mangiare fra i boschi. Nonostante il rifugio Montano da Oscar sia piacevole e ben attrezzato, il nostro obiettivo di oggi è raggiungere il cuore della valle e non ci faremo tentare dalle buone leccornie che pure questo piacevole rifugio potrebbe offrirci.

Percorriamo dunque i circa 8km che separano il paesino di Orsomarso dal rifugio in bicicletta. Il percorso è piacevole, solo in leggerissima salita, è mattina presto, e l'aria fresca che ci riempie i polmoni facendoci dimenticare la calura estiva è un buon viatico per un ottimo inizio.

Lasciamo le biciclette in prossimità del rifugio e da qui iniziamo il nostro percorso a piedi, costeggiando il fiume Argentino e talvolta attraversandolo, utilizzando una serie di ponti in legno con cui il percorso è attrezzato. Qui siamo in una zona ancora 'turistica' per quanto possa esserlo una valle così selvaggia. Si tratta di un sentiero ben noto, pulito e percorso da innumerevoli amanti del trekking. Godiamo comunque della compagnia del fiume e dei paesaggi che ci regala. Oltrepassiamo la fontana di Pantagnoli, oltrepassiamo il bivio che ci farebbe tornare indietro ad anello attraverso il passo di Castel Noceto e oltrepassiamo Golfo della Serra. 

Da qui in poi si avventurano in pochi. Risaliamo da Golfo della Serra attraverso il Fellaro. Il sentiero si fa in salita e di tanto in tanto si perde nel bosco o siamo costretti a qualche piccola deviazione dovuta a frane. Tuttavia ci sorprende, quasi, quanto il sentiero sia logico. Quanto si mantenga in alto rispetto al fiume Argentino, quanto costeggi sapientemente il fiume mantenendosi alla sua sinistra risalendo la valle senza mai essere troppo ripido, facendoci godere dell'intera vallata da un punto di vista privilegiato.

Ma mano che saliamo si aprono degli affacci verso la valle sottostante, verso Castel Noceto, Castel Brancato, verso il Garrola, da qui si osserva quanto sia esteso e selvaggio questo territorio. Una macchia verde immensa, difficilmente accessibile nelle sue parti più interne e tuttavia circondata da antichi punti di accesso che consentivano di spostarsi da un luogo all'altro di questo immenso territorio  senza mai doversi confrontare troppo con le sue parti più selvagge e nascoste.

Circa a quota 830mt abbandoniamo il sentiero del Fellaro e inziamo la nostra discesa verso la valle dell'Argentino. Ero già stato qui in precedenza, ma non ricordavo precisamente il punto d'accesso. Un omino in pietra segna l'inizio della via. Non ricordavo questo omino, anche perché ero stato qui proveniendo da Timpone Fornelli e probabilmente avevamo iniziato la discesa una 50na di metri prima di questo segnavia.

Seguiamo dunque gli omini in pietra, ed anche in questo caso il sentiero risulta logico e piuttosto comodo. In breve tempo siamo giù a contatto con l'acqua dell'Argentino. Attraversiamo il fiume ed iniziamo a costeggiarlo tornando indietro verso quello che è il nostro obiettivo: la grande cascata di Fauzofili.

In circa una mezz'ora di cammino siamo ad un passaggio dove qualcuno ha lasciato una corda fissa, che ci aiuta a superare il salto che fa da preludio proprio alla grande cascata. Da qui a scendere giù in vista della cascata è un attimo. 

Qui di fronte a questa cascata, il silenzio è d'obbligo. E' il punto più profondo della valle. Nel mio immaginario questa è Gea, la madre che alimenta l'intero Orsomarso. Nel mio immaginario se questa cascata per assurdo dovesse collassare risucchierebbe l'intero Orsomarso nel ventre della terra. Qui siamo nell'ombelico dell'Orsomarso, nel punto in cui siamo un tutt'uno con la grande madre terra e per me è un'emozione difficile da descrivere. 

Restiamo qui in silenzio dunque per svariati minuti, osservando solo la bellezza di questo luogo. Infine inziamo la risalità utilizzando lo stesso percorso dell'andata. Al bivio per Castel Noceto vorremmo approfittare dell'occasione per visitare anche questo picco e gli antichi resti delle fortificazioni alla sua sommità. Ma abbiamo percorso fin qui una 15na di Km e ne abbiamo almeno altri 5 o 6 da percorrere fino alle biciclette, per cui desistiamo e demandiamo questa visita ad una prossima escursione, fantasticando sulle meraviglie che ci offrirà.

Giungiamo infine a Povera Mosca, dove una volta inforcate le bici, decidiamo di fare una visitina alla Cascata della Ficara, che incrociamo proprio lungo il sentiero di ritorno a meno di 100mt dal bordo del sentiero e ad un paio di km dalle macchine, per cui decisamente comoda da raggiungere.

Foto di rito alla cascata e ripartiamo alla volta del parcheggio. Concludiamo la giornata con una buona birra in piazza nel paese di Orsomarso proprio di fronte alla casa del peperoncino e quattro chiacchiere con gli avventori del bar, sempre accoglienti e gentili.

E si torna a casa, con ancora negli occhi lo spettacolo di una grande e selvaggia natura incontaminata.

Da Povera Mosca alla cascata di Fauzofili

Da Povera Mosca alla cascata di Fauzofili

Da Povera Mosca alla cascata di Fauzofili

Da Povera Mosca alla cascata di Fauzofili

Da Povera Mosca alla cascata di Fauzofili

Da Povera Mosca alla cascata di Fauzofili

Da Povera Mosca alla cascata di Fauzofili

Da Povera Mosca alla cascata di Fauzofili

Da Povera Mosca alla cascata di Fauzofili

Da Povera Mosca alla cascata di Fauzofili

Da Povera Mosca alla cascata di Fauzofili

Da Povera Mosca alla cascata di Fauzofili

Da Povera Mosca alla cascata di Fauzofili

Da Povera Mosca alla cascata di Fauzofili

Da Povera Mosca alla cascata di Fauzofili

Da Povera Mosca alla cascata di Fauzofili

Da Povera Mosca alla cascata di Fauzofili

Da Povera Mosca alla cascata di Fauzofili

Da Povera Mosca alla cascata di Fauzofili

Da Povera Mosca alla cascata di Fauzofili

Da Povera Mosca alla cascata di Fauzofili

Da Povera Mosca alla cascata di Fauzofili

Da Povera Mosca alla cascata di Fauzofili

Da Povera Mosca alla cascata di Fauzofili

Da Povera Mosca alla cascata di Fauzofili

Da Povera Mosca alla cascata di Fauzofili

Da Povera Mosca alla cascata di Fauzofili